Linfonodi ingrossati: che fare

 

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I linfonodi ingrossati, di per sé, non sono un segnale negativo: significano semplicemente che il corpo si sta muovendo per incrementare le difese immunitarie in casi di attacco da parte di un agente estraneo. Il problema di fondo rimane sempre capire perché il linfonodo si sia ingrossato e quindi come agire di conseguenza.

I linfonodi ingrossati nel collo, nelle ascelle o nell’inguine non devono subito far pensare al peggio.

Il più delle volte, la tumefazione delle ghiandole linfatiche che porta a gonfiarle ed ingrossarle (spesso, in modo esagerato) è la conseguenza di una risposta delle difese immunitarie visto che i linfonodi formano un vero e proprio esercito del sistema immunitario. Quando si ingrossano e si gonfiano reagiscono in risposta all’invasione di cellule ‘nemiche’ estranee.

Se succede non allarmatevi (meno dell’1% dei casi sono da imputare ai tumori, secondo gli ultimi dati AIRC). Cercate, semplicemente, di indagare sul perché di questo disordine: considerate che i linfonodi, in questo modo, agiscono come campanelli di allarme per avvisarvi che c’è qualcosa che non va, prima ancora del vostro medico.

 

 

Linfonodi ingrossati (linfadenopatia)

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La linfadenopatia è caratterizzata da linfonodi ingrossati in maniera incontrollata ed abnorme a seguito di un’invasione di cellule estranee.

Anche in questo caso, non è necessariamente un fenomeno allarmante: il più delle volte, è un aumento fisiologico delle dimensioni nei bambini e, negli adulti, regrediscono spontaneamente seppure lentamente.

I linfonodi si ingrossano più di frequente nel collo, ascelle, inguine, torace oppure in prossimità delle clavicole.

Quando la linfadenopatia resta circoscritta in una soltanto di queste zone, in genere indica un’infiammazione, un’infezione o un trauma.

Se i linfonodi ingrossati si estendono in altre zone del corpo, potrebbero indicare la presenza di metastasi, tumori del colon, del pancreas o dei reni, leucemia, AIDS, patologie come tubercolosi, mononucleosi o toxoplasmosi.

 

Linfonodi ingrossati: perché

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Il fenomeno della linfadenopatia (linfonodi ingrossati) è dovuto all’aumento del numero di cellule contenute nelle ghiandole linfatiche in risposta al meccanismo di difesa in presenza di infiammazioni, infezioni, influenza e, nei casi estremi e più rari, di tumori. L’esercito del sistema immunitario si concentra e si ‘riunisce a raccolta’ per combattere virus, batteri, cellule tumorali, tutti i nemici del nostro organismo.

Generalmente, i linfonodi ingrossati solo in determinate zone (collo, ascelle, inguine) rivelano uno stato infiammatorio o un’infezione contro i quali le ghiandole linfatiche si preparano a contrattaccare.

Se, invece, i linfonodi si gonfiano e si ingrossano simultaneamente in varie aree del corpo, si potrebbe sospettare qualcosa di più grave (infezioni più serie come la mononucleosi o la tubercolosi, tumori, AIDS).

In quest’ultimo caso, la mossa più giusta da fare è indagare attraverso analisi, esami, biopsie.

 

Linfadenopatia: tipologie

In base alle diverse caratteristiche dei linfonodi ingrossati, avremo una linfadenopatia di tipo:

  • Maligno o benigno se riguarda o meno la presenza di cellule tumorali;

  • Superficiale o profondo (in quest’ultimo caso, i linfonodi ingrossati sono interni);

  • Solitario (se coinvolge un singolo linfonodo) o regionale (se interessa un intero gruppo di linfonodi);

  • Generalizzato, se si riferisce a 2 o più gruppi di linfonodi distanti tra di loro.

 

Linfonodi ingrossati: dove si formano

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Le aree del corpo dove compaiono più di frequente i linfonodi ingrossati sono:

  • Collo;

  • Ascelle;

  • Inguine;

  • Addome.

 

Risulta meno frequente la loro formazione in parti come:

  • Testa;

  • Bocca e cavo orale;

  • Orecchie;

  • Guance;

  • Palpebre;

  • Braccia;

  • Cuoio capelluto della zona temporale;

  • Congiuntive;

  • Mani:

  • Avambracci;

  • Arti inferiori;

  • Polmoni.

 

La dimensione varia (da quella di un fagiolo a grandezze superiori), possono essere più o meno sensibili, talvolta dolenti.

 

 

Linfonodi ingrossati: le cause benigne, frequenti

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In gran parte dei casi ed in base alla zona coinvolta, le cause dell’ingrossamento dei linfonodi sono benigne.

 

Vediamo quali sono:

  • Infezioni virali, influenza, raffreddore;

  • Otite e infezioni dell’orecchio;

  • Infezione alla gola;

  • Tonsillite e mal di gola (dovute a Streptococco);

  • Mononucleosi;

  • Febbre reumatica;

  • Infezioni cutanee;

  • Febbre ghiandolare;

  • Candida;

  • Infezioni batteriche (anche da puntura di zecche o dovute a tagli, lesioni, traumi);

  • Infezioni micotiche (da fungo Sporothrix schenckii);

  • Ascesso dentale, carie;

  • Depilazione oppure utilizzo di deodoranti aggressivi (zona ascelle);

  • Traumi che interessano mano e braccio (zona ascelle);

  • Sistema linfatico ostruito;

  • Infezioni oculari causate dal batterio Herpes zoster;

  • Infezioni della pelle (cellulite);

  • Dermatite seborroica e dei genitali;

  • Fibrosi cistica;

  • Brucellosi;

  • Congiuntivite dovuta a Chlamidya;

  • Patologie del metabolismo (come la malattia di Gaucher);

  • Anemia;

  • Polmonite provocata da Mycoplasma Hominis;

  • Salmonella;

  • Malattia di Kawasaki (un’infiammazione delle piccole arterie);

  • Fibromialgia;

  • Sindrome da immunodeficienza acquisita;

  • Farmaci (ad esempio, la fenitoina che cura l’epilessia);

  • Vaccinazioni (citiamo il vaccino anti-tifo responsabile di linfadenopatia).

 

Linfonodi ingrossati: le cause gravi, meno frequenti

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Meno frequenti e rare sono le seguenti cause della linfadenopatia.

  • Rosolia, morbillo e varicella;

  • Tubercolosi;

  • Difterite;

  • Citomegalovirus;

  • Artrite reumatoide;

  • Leptospirosi;

  • Sifilide;

  • Lupus;

  • Toxoplasmosi;

  • Sarcoidosi;

  • Infezione da batterio Bartonella (graffio del gatto);

  • Ebola;

  • Linfoma di Hodgkin;

  • Mastite;

  • HIV/AIDS;

  • Tumori e metastasi;

  • Leucemia.

 

Sintomi

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E’ importante controllare i sintomi ed il ‘comportamento’ dei linfonodi ingrossati per studiarne la causa: un compito che spetta al medico perché da soli non potremmo mai valutare se si tratta di cause benigne o maligne.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i linfonodi gonfi e dolenti segnalano un’infezione in corso e si associano a cause benigne, non gravi.

I linfonodi ingrossati che potrebbero essere causati dalla presenza di un tumore presentano, invece, queste caratteristiche:

  • Crescono progressivamente;

  • Sono duri e immobili;

  • Perdurano per alcune settimane;

  • Non provocano dolore;

  • Sono accompagnati da un dimagrimento ingiustificato, da febbre costante e sudorazione notturna;

  • Non sono legati a nessun tipo di infiammazione o infezione;

  • Sono posti al di sopra della clavicola.

 

Diagnosi

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Il medico saprà verificare le caratteristiche dei linfonodi ingrossati decidendo di approfondire o meno con esami ed analisi specifici per stabilirne la causa.

Se i linfonodi continuano a gonfiarsi, non sono dolenti e sono accompagnati da febbre, dimagrimento e sudorazione notturna, il medico vi prescriverà alcuni tra i seguenti test clinici a seconda dell’area coinvolta:

  • Analisi del sangue;

  • Ecografia;

  • TCA;

  • Biopsia.

 

 

Cosa fare in caso di ingrossamento del linfonodo

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Il primo modo per capire quello che sta succedendo è fare un semplice esame del sangue per controllare il livello dell’emocromo: se i globuli bianchi saranno superiori alla media, allora ci sarà da procedere con ulteriori accertamenti, mentre se i globuli saranno quasi regolari significherà che l’infezione si sta assorbendo.  E in questo caso il medico potrà consigliarci di ricorrere ad un altro esame specifico del sangue, come la VES, che allo stesso modo ci dirà se l’infiammazione è ancora in atto oppure è passata.

Ma i linfonodi possono ingrossarsi anche per malattie virali oppure mononucleosi o ancora lo streptococco che solitamente parte dai denti. E se si tratta di bambini, il linfonodo ingrossato indica che  il sistema immunitario sta agendo, come nel caso delle tonsille infiammate, anche se è sempre da tenere sotto controllo.

Se siamo in presenza di una infezione i linfonodi, oltre che essere aumentati di volume, risulteranno anche  doloranti anche al tatto, oltre che presentare la cute arrossata nella loro prossimità. Stesso discorso vale nel caso di un tumore: i linfonodi, soprattutto in presenza di metastasi, tenderanno ad ingrossarsi anche se spesso non faranno male una volta toccati.

 

Come procedere con i linfonodi ingrossati

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Tutte le volte che si notano linfonodi ingrossati, indipendentemente dal dolore, sarà necessario consultare uno specialista che valuterà se sia il caso di curare l’infezione con un semplice antibiotico oppure procedere con esami specifici. In ogni caso se linfonodi si ingrandiscono in poche ore, associati ad attacchi febbrili, sarà necessario agire subito: se verrà accertato che la causa è virale si prescriverà un farmaco specifico, se è batterica si interverrà con un antibiotico, mentre se le cause sono altre si procederà specificamente.

 

Cure: terapie farmacologiche per cause benigne

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Se le cause sono benigne e riguardano un’infezione virale oppure uno stato infiammatorio delle vie respiratorie e dell’orecchio, i linfonodi ingrossati torneranno alle loro normali dimensioni dopo una terapia farmacologica a base di:

  • Antinfiammatori, analgesici ed antipiretici non steroidei (paracetamolo come Tachipirina ed Efferalgan e Ibuprofene come Brufen e Moment);

  • Antibiotici (amoxicillina come Augmentin, claritromicina come Macladin e Biaxin, telitromicina come Ketek);

  • Antivirali (nei casi più gravi).

 

In presenza di infezioni micotiche, il medico prescriverà antifungini.

Se le cause sono la mononucleosi e la febbre reumatica si ricorrerà a:

  • Analgesici (Acetaminofene e ibuprofene);

  • Antipiretici (paracetamolo o qualsiasi antinfiammatorio non steroideo o FANS come acido salicilico e naprossene);

  • Glucocorticoidi (prednisolone);

  • Penicillina e derivati;

  • Antistaminici (come cimetidina).

 

In caso di tubercolosi, si ricorrerà a terapia antibiotica antitubercolare latente (chemioprofilassi con isoniazide TB) oppure attiva (rifampicina, isoniazide, pirazinamide, etambutolo, streptomicina).

Alle donne in gravidanza che abbiano contratto il toxoplasma verranno somministrati farmaci come spiramicina o pirimetamina-sulfamidici per impedire che il parassita raggiunga il feto.

I tempi di guarigione sono variabili, dipendono dalla causa che ha provocato la reazione dei linfonodi.

 

Cure: esami, terapie ed intervento per cause maligne

Se si sospettano tumori o metastasi si ricorre alla biopsia: attraverso questo particolare esame si individua il linfonodo cosiddetto sentinella, che è il primo in assoluto ad essere raggiunto da metastasi, per scovare l’eventuale tumore maligno.

 

Una volta confermata la presenza del tumore, si può intervenire con tre diversi metodi:

  • Intervento chirurgico (linfadenectomia) per asportare i linfonodi gonfi. È un metodo usato con sempre minore frequenza per non privare l’organismo del linfonodo, essenziale per la difesa immunitaria;

  • Radioterapia, che si basa sui raggi X ad elevata energia pronti a colpire le cellule tumorali e bloccarle. Riduce la mortalità del 20% ed il rischio di recidive del 30%;

  • Chemioterapia, metodo efficace (riduce del 15% la mortalità e del 24% il rischio di recidive) pur non essendo privo di effetti collaterali sull’organismo.

 

Prevenzione

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L’ingrossamento dei linfonodi è dovuto ad agenti patogeni, di conseguenza la prevenzione consiste nel rispettare le norme igieniche ed un corretto stile di vita:

  • Lavarsi le mani prima dei pasti;

  • Consumare cibi cotti per scongiurare il rischio toxoplasmosi;

  • Evitare il contatto con la saliva di chi è affetto da febbre reumatoide e mononucleosi;

  • Non condividere oggetti personali con altri (specie spazzolini da denti, asciugamani, ecc.);

  • Ridurre i rischi di tumore evitando di fumare o di bere alcolici;

  • Seguire uno stile di vita corretto, un’alimentazione sana contrastando il più possibile l’azione dei radicali liberi;

  • Fare il vaccino antitubercolare (valido per i bambini).