Linfonodi ingrossati del collo: cause, quando preoccuparsi, cosa fare

 

Notate la presenza di linfonodi gonfi ingrossati all'altezza del collo? La vostra immediata reazione è pensare al peggio? Prima di allarmarvi, provate a conoscere più a fondo il meccanismo delle ghiandole linfatiche. Si dice che “si ha paura di ciò che si ignora”, quindi rilassatevi e preparatevi a leggere una guida completa, esauriente e rassicurante.

 

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Conoscere più da vicino l’argomento vi aiuterà ad affrontare nel giusto modo e risolvere la cosiddetta linfoadenopatia ovvero la tumefazione dei linfonodi che si ingrossano (talvolta, in modo abnorme ed incontrollato).

Quando succede, le ghiandole linfatiche (esercito del sistema immunitario) reagiscono ad un’invasione di cellule estranee o ad un’alterazione nei meccanismi di sintesi delle cellule: tutto questo non deve far pensare necessariamente ad un fenomeno allarmante ma è, comunque, necessario indagare per scoprire le cause reali di questo sconvolgimento in atto nel nostro organismo per agire di conseguenza.

Il collo è una delle zone del nostro corpo nella quale è più facile notare linfonodi ingrossati, anche se spesso si tratta semplicemente della manifestazione evidente di un problema di lieve entità, come può essere uno stato influenzale, un mal di gola oppure un’infezione per la quale bastano i normali antibiotici anche se è sempre bene tenerli sotto controlli.

Adesso continuamo il nostro discorso ampliando la discussione sui linfonodi gonfi e parlandone in generale per avere un quadro a 360 gradi, per poi rituffarci nell'argomento cardine, ovvero l'ingrossamento dei linfonodi del collo.

 

Linfonodi gonfi: le tipologie di linfoadenopatia

 

In riferimento a varie caratteristiche, esistono diverse classificazioni di linfoadenopatie ovvero di tumefazione ed ingrossamento dei linfonodi:

  • Benigna, se l’ingrossamento dei linfonodi non è di natura neoplastica;

  • Maligna, quando la causa si riferisce ad infiltrazioni di cellule tumorali;

  • Superficiale, se riguarda linfonodi superficiali;

  • Profonda, se i linfonodi gonfi sono interni (ad esempio quelli mesenterici o lombo aortici);

  • Solitaria, se interessa un solo linfonodo;

  • Regionale, quando l’ingrossamento coinvolge un intero gruppo di linfonodi impegnato a drenare una specifica regione del corpo;

  • Generalizzata, se interessa almeno due o più gruppi di linfonodi distanti tra loro, tipico delle malattie sistemiche che coinvolgono sia i linfonodi che altri organi.

 

 

Linfonodi gonfi: perché succede

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I linfonodi (o ghiandole linfatiche) presenti in vari organi del nostro corpo hanno il compito di combattere virus, batteri ma anche la degenerazione cellulare responsabile di eventuali tumori.

Nei linfonodi si concentra un alto numero di globuli bianchi (in particolare, linfociti) ed è qui che la linfa trasporta i ‘nemici’ del nostro organismo.

I linfonodi si gonfiano e si ingrossano quando il numero di cellule in essi contenute aumentano per reazione di difesa in caso di influenza, infezioni, infiammazioni o, più raramente, dello sviluppo di un tumore.

Di regola, i linfonodi gonfi che restano localizzati in una determinata area (ascelle, collo, inguine) manifestano un semplice stato infiammatorio oppure un trauma, un’infezione contro cui il corpo si prepara a reagire.

Questo campanello d’allarme può rimanere circoscritto in una di queste aree del corpo oppure estendersi in altre.

Se la comparsa di linfonodi gonfi coinvolge varie zone del corpo contemporaneamente, il sospetto di qualcosa di più serio di una semplice infiammazione potrebbe essere giustificato.

La linfadenopatia diffusa in varie aree del corpo può tradursi in un segnale di leucemia, metastasi, tumori del colon, reni o pancreas, AIDS, infezioni più gravi (associate a tubercolosi, mononucleosi o brucellosi).

In questo caso, è necessario, doveroso ed ancora più urgente indagare attraverso esami, analisi ed eventuali biopsie.

 

Linfonodi gonfi: cause

Possono comparire in aree come testa, orecchio, bocca e cavo orale, palpebre e congiuntive, guance, cuoio capelluto temporale, congiuntive, braccia, avambracci e mani, polmoni, arti inferiori, ma le zone dove si formano più di frequente i linfonodi gonfi sono ascelle, collo, inguine, addome, testa.

I sintomi più evidenti sono l’aumento della dimensione (simile ad un fagiolo, ma anche superiore), della sensibilità e, talvolta, anche la comparsa di dolore.

 

 

Cause benigne

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A seconda dell’area interessata, le cause dei linfonodi gonfi sono, nella maggior parte dei casi, benigne come:

  • Infezioni virali e malattie da raffreddamento;

  • Tonsillite e mal di gola (infezione da Streptococco);

  • Mononucleosi;

  • Otite e infezioni dell’orecchio;

  • Febbre ghiandolare;

  • Infezione della gola;

  • Infezioni cutanee;

  • Infezioni batteriche;

  • Candida;

  • Depilazione o uso di deodoranti aggressivi (nel caso di linfonodi gonfi ascellari);

  • Carie e ascesso dentale;

  • Cellulite (infezione della pelle);

  • Traumi del braccio o della mano (in caso di linfonodi gonfi nelle ascelle);

  • Ostruzione del sistema linfatico;

  • Infezioni oculari da batterio Herpes zoster;

  • Congiuntivite da Chlamidya;

  • polmonite da Mycoplasma Hominis;

  • Tularemia;

  • Dermatite seborroica e dei genitali;

  • Infezione batterica da puntura di zecche;

  • Infezione micotica (da fungo Sporothrix schenckii);

  • Infezioni batteriche localizzate susseguenti a lesioni, traumi o tagli;

  • Infiammazione delle piccole arterie (malattia di Kawasaki);

  • Fibrosi cistica;

  • Salmonella;

  • Brucellosi;

  • Malattie del metabolismo (ad esempio, la malattia di Gaucher);

  • Fibromialgia;

  • Sindrome da immunodeficienza acquisita;

  • Anemie;

  • Farmaci (come la fenitoina assunta per la cura dell’epilessia);

  • Vaccinazioni (ad esempio, la vaccinazione anti-tifo che può causare linfoadenopatia generalizzata).

 

Cause gravi e meno frequenti

Le cause meno frequenti o anche gravi responsabili dell’ingrossamento dei linfonodi possono essere:

  • Rosolia;

  • Morbillo;

  • Varicella;

  • Citomegalovirus (CMV), virus diffuso attraverso liquidi corporei (saliva, urina);

  • Tubercolosi (TBC);

  • Difterite;

  • Toxoplasmosi;

  • Leptospirosi;

  • Artrite reumatoide;

  • Sarcoidosi;

  • Graffio del gatto (infezione del batterio Bartonella);

  • Sifilide;

  • Lupus;

  • Mastite;

  • HIV - AIDS;

  • Tumore al seno (in caso di linfonodi gonfi nelle ascelle);

  • Leucemia;

  • Ebola;

  • Tumori e metastasi;

  • Linfoma di Hodgkin.

 

 

Quando preoccuparsi

Abbiamo detto che, in gran parte dei casi, i linfonodi gonfi manifestano infiammazioni ed infezioni in corso, nulla di allarmante ma, in alcuni casi, è bene prestare attenzione ai sintomi ed al ‘comportamento’ dei linfonodi e, soprattutto, consultare il medico curante perché è impossibile valutare da soli un’eventuale situazione di rischio.

Il medico saprà indagare meglio e valutare le caratteristiche dei linfonodi decidendo di approfondire o meno con esami ed analisi specifiche.

Quali sono le caratteristiche ‘strane’ dei linfonodi gonfi che potrebbero far sospettare malattie gravi?

I linfonodi che si gonfiano per cause benigne, innanzitutto, sono dolenti: il dolore di per sé rappresenta il segno evidente di un’infezione in corso.

 

I linfonodi gonfi interessati, invece, da tumore provocano un gonfiore maggiore ed hanno le seguenti caratteristiche:

  • Permangono per molto tempo;

  • Tendono a crescere gradualmente;

  • Sono duri e immobili (tanto che non si spostano in caso di pressione);

  • Non sono dolorosi;

  • Sono accompagnati da sudorazione notturna o febbre persistente;

  • Si associano ad un dimagrimento inspiegabile;

  • Non sono associabili a nessun tipo di infezione o infiammazione;

  • Si trovano al di sopra della clavicola (spesso, manifestano un tumore maligno in corso).

 

Concludiamo il paragrafo più ‘pesante’ ma anche più necessario ricordando che, secondo i dati diffusi dall’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), in meno dell’1% dei casi i linfonodi gonfi ed ingrossati sono da imputare alla presenza di tumori.

 

Cosa fare

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Se la causa è un’infezione virale, uno stato infiammatorio acuto o cronico, i linfonodi ingrossati (di solito, dolenti e sensibili al tatto) riprendono le dimensioni originarie dopo un’adeguata terapia farmacologica (paracetamolo, ibuprofene, antibiotici, antivirali, antistaminici, antinfiammatori) e conseguente guarigione in tempi variabili (in base alla patologia che ne ha provocato la reazione).

Se il gonfiore dei linfonodi aumenta, se questi non causano dolore, sono fermi e duri o si riscontrano sintomi come sudorazione notturna, febbre, dimagrimento è bene sottoporsi ad un controllo: il vostro medico vi prescriverà alcuni test clinici e fisici (analisi del sangue, ecografia, TCA, biopsia) a seconda della zona interessata per indagare meglio sulle cause.

Per scoprire eventuali metastasi, tramite biopsia si cerca di identificare il linfonodo sentinella, il primo ad essere raggiunto da eventuali metastasi veicolate dal sistema linfatico e, quindi, ad indicare la presenza di un tumore maligno.

 

Se il tumore viene confermato, si può ricorrere a tre metodi differenti:

  • Intervento chirurgico, noto come linfadenectomia, attraverso cui vengono asportati i linfonodi gonfi. Questo metodo viene praticato sempre più di rado in quanto priva l’organismo di uno strumento di difesa dalla diffusione della malattia;

  • Radioterapia nella zona dei linfonodi che sfrutta i raggi X ad elevata energia allo scopo di colpire le cellule maligne evitando il loro proliferare. Tale metodo può ridurre del 20% la mortalità e del 30% il rischio di recidive;

  • Chemioterapia, efficace ma non priva di diversi effetti collaterali sull’organismo: riduce del 24% circa il rischio di recidiva e del 15% la morte associata al tumore.

 

Linfoadenite: cos’è, trattamento, complicazioni

La linfoadenite consiste nell’infiammazione non tumorale dei linfonodi.

Può svilupparsi in poche ore e bisogna agire tempestivamente attraverso la somministrazione di antibiotici (analgesici, antinfiammatori) oppure tramite una procedura chirurgica per drenare un eventuale ascesso.

Possono volerci settimane o mesi prima che i linfonodi gonfi tornino alle loro normali dimensioni.

E’ necessario agire tempestivamente perché una linfoadenite non trattata può causare fistole, sepsi (infezione del circolo sanguigno) o lo sviluppo di ascessi.

 

 

Come si presentano i linfonodi ingrossati del collo

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I linfonodi ingrossati del collo spesso si associano ad un dolore della cervicale oppure ad un irrigidimento della parte interessata. Inoltre possono anche comparire alterazioni nella pelle, in particolare zone arrossate e ulcere, oltre a delle pustole in prossimità dei linfonodi ingrossati.

Ma qual è la consistenza dei linfonodi ingrossati del collo?

Non esiste una regola certa, perché varia a seconda delle cause: quindi i linfonodi si possono presentare molli oppure molto duri in base al problema fisico che vogliono mettere in evidenza. E ai linfonodi ingrossati del collo possono essere associati anche altri sintomi fisici, come brividi e senso di spossatezza, febbre alta, assenza di appetito, difficoltà a respirare e a deglutire, tachicardia e bruciore nella zona interessata dal linfonodo.

 

Le cause dei linfonodi ingrossati del collo

Le cause che portano le ghiandole linfatiche del collo ad ingrossarsi possono essere varie, come descritto sopra. Quella principale è nelle infezioni, quella più preoccupante e per fortuna più rara nei tumori e malattie immunitarie.

Quindi tra i motivi più comuni ci sono gli stati influenzali, le faringiti, laringiti e tonsilliti, le gengiviti, le infiammazioni dell’orecchio, la mononucleosi causata da un virus che provoca un aumento dei globuli bianchi, oppure ancora la toxoplasmosi che viene normalmente  trasmessa agli uomini dai felini entrando in contatto  con le loro feci, oppure mangiando senza saperlo carne cruda di animali infetti.

Più preoccupanti invece sono altre patologie delle quali l’ingrossamento dei linfonodi del collo è un segnale chiaro. È il caso dei tumori maligni che partono dal tessuto linfatico, o del linfoma di Hodgkin, una forma di linfoma che genera cellule tumorali originate prima nei linfonodi e che possono diffondersi ad altri organi.

 

Esami e cure per i linfonodi ingrossati del collo

Come comportarsi in caso di linfonodi ingrossati nel collo?

Il primo passo, quando al tatto sembrano effettivamente avere dimensioni e consistenze anomale, è quello di rivolgersi sempre ad uno specialista che tramite esami specifici (dal semplice tatto alla biopsia), valuterà la loro natura e potrà determinarne le cause. In caso di normale infiammazione, sarà sufficiente una cura a base di antibiotici, associati a fermenti lattici per proteggere lo stomaco. Più lungo è uscire da malattie come mononucleosi e toxoplasmosi che richiedono l’utilizzo di farmaci antipiretici. In caso di linfomi invece entreranno in scena radioterapia e chemioterapia.