Linfonodi e bambini

 

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Il fenomeno dei linfonodi ingrossati può interessare con una certa frequenza i bambini e le bambine, anche se nella maggior parte dei casi l'ingrossamento è scatenato da un'infezione, causato da origine batterica o virale (come il citomegalovirus o il virus dell'epatite B).

 

 

Come si manifestano i linfonodi

Non in tutte le occasioni ci si deve preoccupare, ma esistono segnali che possono dimostrare come si tratti realmente di linfonodi ingrossati. In primis le dimensioni del linfonodo, poi i sintomi e infine l'età del bambino. In generale il linfonodo nella zona cervicale o ascellare di un bambino può essere considerato anomalo se supera il centimetro di diametro mentre nel caso dei linfonodi inguinali sono considerati ingrossati quelli con diametro superiore a 1,5 cm. E ancora, se sono presenti febbre, tosse, rinite o congiuntivite si può supporre un’origine virale mentre la presenza di graffi di animali domestici può suggerire che sia una derivazione di un'infezione da stafilococco. Sintomi come febbre alta, astenia, perdita di peso superiore al 10% ed esantemi possono essere il segnale di patologie croniche come tubercolosi, immunodeficienze e neoplasie.

Anche l'età del bambino può dare indicazioni sulle possibili cause dell'ingrossamento dei linfonodi. Le infezioni batteriche e quelle associate a micobatteri non tubercolari sono più frequenti tra 1 e 4 anni di età, mentre l'incidenza di malattie come il carcinoma del rinofaringe o della tiroide e del linfoma di Hodgkin è superiore superati i 6 anni di età.

 

 

Come comportarsi di  fronte ai linfonodi ingrossati

E allora quando dobbiamo far valutare il linfonodo da un pediatra? Se la cute intorno è molto arrossata perché potrebbe essersi formato del pus che va comunque rimosso. E ancora se il bambino ha meno di un anno, se l’ingrossamento non si riduce dopo 4-6 settimane, se la febbre dura da almeno due settimane, se compare eruzione cutanea generalizzata e prurito diffuso, oppure se il bambino ha molta sudorazione notturna.

Gli esami più comuni da prescrivere sono analisi del sangue  come VES, emocromo, proteina C reattiva, LDH, tampone faringeo o radiografia del torace. Solo se necessario si potrà eseguire anche una biopsia del linfonodo infiammato. Il linfonodo ingrossato non va curato, ma vanno eliminate le cause. In particolare se c’è un’infezione virale non serve alcuna terapia, perché l’infezione guarisce spontaneamente. Invece se la causa è un’infezione batterica, è necessaria una terapia con antibiotici.

Linfonodi del collo

 

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Anche il collo è una zona del corpo nella quale risulta massiccia la presenza di linfonodi, la vera barriera protettiva contro le infezioni. Ecco perché qualsiasi tipo di infezione, anche quella più banale come può essere un mal di gola o una faringite può portare quasi automaticamente all'ingrossamento dei linfonodi del collo.

 

 

Le cause dell'ingrosamento nei linfonodi del collo

linfonodi-del-colloL’ingrossamento dei linfonodi di solito è causato nel migliore dei casi da un’infezione oppure nei casi più delicati da una massa tumorale, mentre più raramente si può trattare di malattie immunitarie sistemiche come l’artrite reumatoide o il lupus. Nel primo caso si può trattare di raffreddore, mal di gola,  influenza, gengiviti, faringite, tonsillite, laringite, sinusite, parotite ma anche infezioni dell’orecchio oppure mononucleosi infettiva.

Diversi tipi di cancro, come quelli alla gola o alla laringe possono provocare l’ingrossamento dei linfonodi nel collo e lo stesso dicasi per la leucemia. Ma l’ingrossamento dei linfonodi nel collo può essere dovuto anche a infezioni della pelle, herpes, tubercolosi, effetti collaterali di alcuni farmaci o vaccino e infine positività all'HIV.

 

 

I sintomi dei linfonodi del collo ingrossati e la diagnosi

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Sono diversi i sintomi che portano a scoprire i linfonodi del collo rigonfiati. Tra i principali annoveriamo pelle rossa e calda al tatto nella zona di un linfonodo, febbre, sudorazione eccessiva, brividi, battito cardiaco accelerato, perdita di appetito, difficoltà di deglutizione e di respirazione, stato generale di debolezza, rigidità del collo. A volte possono comparire delle piccole ulcere e pustole nella zona interessata dal rigonfiamento dei linfonodi cervicali.

In tutti questi casi meglio farsi controllare dal proprio medico di base ed eventualmente da un otorinolaringoiatra, lo specialista adatto a questo tipo di problema. Il medico effettuerà un esame (qui potete approfondire l'argomento esami da fare) obiettivo per valutare se i linfonodi siano leggermente o decisamente ingrossati, mentre gli esami più comuni sono ecografia, emocromo completo, esami del sangue sino alla biopsia del linfonodo. E se l’ingrossamento dura per più di quattro settimane può indicare una malattia grave, anche se spesso la causa è benigna.

 

Il trattamento dei linfonodi ingrossati del collo

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Ricordiamo che la lettura di questo articolo non può mai sostituirsi al parere di un medico specialista.

Se il dolore è forte si possono applicare degli impacchi caldi e prendere degli antinfiammatori non steroidei come l’ibuprofene. E qualora si sospetti un'infezione batterica basteranno gli antibiotici più comuni.

Invece i trattamenti in caso di linfonodi nel collo causati da un tumore sono l’intervento chirurgico, la radioterapia o la chemioterapia, a seconda del tipo e della diffusione della malattia.

In generale, il cancro che provoca l’ingrandimento dei linfonodi è in uno stadio abbastanza avanzato (eccetto i tumori del sistema linfatico, come il linfoma che origina nei linfonodi stessi).

Linfonodi ascellari

 

I linfonodi ascellari sono anche quelli più comunemente conosciuti, specialmente dalle donne, perché possono essere, se si presentano ingrossati, il primo segnale di un eventuale presenza di cellule tumorali al seno. In realtà come gli altri linfonodi del nostro corpo servono essenzialmente a trasportare la linfa, essenziale per far funzionare al meglio gli organi.

 

 

Quando i linfonodi ascellari sono reattivi

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Se un linfonodo viene definito 'reattivo' signfica che le cellule immunitarie presenti si sono messe in azione per respingere un agente patogeno che in qualche modo sta minando la salure dell’organismo e provocando un’infezione. E' il caso ad esempio di una banale influenza, ma anche di malattie più serie come la mononucleosi o la sifilide che possono ugualmente provocare l’ingrossamento dei linfonodi.

Non necessariamente però è il caso di andare nel panico se i linfonodi ascellari si presentano gonfi e dolenti, specie se questo è associato ad altri sintomi evidenti come febbre o malessere generale. Una volta individuata la malattia che ha generato questo stato di malessere e che questa sia stata curata, anche il linfonodo si sgonfierà.

 

Il linfonodo ascellari come sintomo di tumore

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E' anche possibile però che la linfoghiandola del seno si ingrossi per la formazione di un tumore benigno, di un nodulo o di una cisti. Diventerà anche mobile e dolente, facendoci sentire quella zona del corpo più calda del solito. Il primo passo è quello di consultare il ginecologo e programmare eventuali controlli come ecografuie e mamografie.

Nel caso si tratti di tumori benigni quasi mai dovranno essere rimosse chirurgicamente, ma andranno comunque tenuti sempre sotto controllo. Qualora inveve ci sia il sospetto di tumore maligno al seno, il medico procederà ad un ago aspirato o ad una biopsia. Il linfonodo diventerà quindi 'sentinella', ingrossandosi in maniera notevole ma rimanendo immobile e non reattivo.

In caso di tumore esiste la possibilità nefasta che le cellule tumorali possano diffondersi in altre parti del nostro organismo attraverso il sistema linfatico. L'ascella è uno snodo cruciale del sistema linfatico perchè collegato direttamente con le vie di drenaggio che giungono dalla zona del seno.

In caso di tumore al seno, le cellule tumorali possono diffondersi ad altri organi passando proprio dall'autostrada che collega i linfonodi presenti nell'area del seno fino a quelli presenti nella zona delle ascelle. In tal senso il linfonodo sentinella, ovvero il primo linfonodo che si incontra tra quelli presenti nell'area ascellare, può darci fondamentali informazioni. Asportato chirurgicamente ed analizzato, se non è stato raggiunto ancora dalle cellule tumorali, ci indica che anche gli altri linfonodi a valle siano puliti e che il tumore non si sia ancora diffuso.

 

 

Come fare la palpazione del linfonodo

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Il metodo più classico da praticare anche a casa per palpare correttamente un linfonodo è quello di unire tre dita della mano (indice, medio e anulare) e con queste premere sull'avambraccio per capire come si presenta una zona normale del corpo che non sia gonfia.

Subito dopo le dita vanno passate sotto l'ascella facendole scorrere lentamente dall'alto verso il basso perché i linfonodi si trovano verso il fondo dell'ascella. Se si sente bene la gabbia toracica, significa che è tutto a posto. Se invece si percepisce un nodulo che presenta una parte morbida, allora potrebbe essere un linfonodo gonfio ed è meglio farlo controllare.

 

Dove si trovano i linfonodi ascellari

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I linfonodi ascellari, che sono tra le 20 e 40 unità, si localizzano in diverse aree. Aree che vengono anatomicamente divise in ben sei gruppi.

 

Si tratta de:

  1. Il gruppo pettorale dei linfonodi ascellari, detto anche gruppo anteriore: Per il primo gruppo, sappiamo che esso include ben 5 unità medio grandi linfonodali. Si trovano lungo il margine inferiore del muscolo piccolo pettorale e una parte anche dietro il muscolo grande pettorale;

  2. Il gruppo sottoscapolare dei linfonodi ascellari, denominato gruppo posteriore: Il secondo gruppo include circa sette linfonodi, con un grandezza media. La loro distribuzione è dislocata davanti ad un muscolo sottoscapolare, in basso rispetto alla scapola;

  3. Il gruppo laterale dei linfonodi ascellari: Il gruppo laterale include dalle quattro alle sei unità di linfonodi. Si tratta di corpi di grandezza normale, media, che vanno ad occupare tutta la lunghezza della vena ascellare e in posizione laterale rispetto al gruppo dei muscoli pettorali;

  4. Il gruppo centrale dei linfonodi ascellari: Del quarto gruppo, in primis possiamo dire che è il più comune. Esso include fino a quattro unità linfonodali di dimensioni più grandi rispetto agli altri. Si trovano proprio al centro dell'ascella, immersi nel tessuto adiposo tipico della regione ascellare;

  5. Il gruppo apicale dei linfonodi ascellari: Penultimo gruppo di linfonodi. Esso include fino a sei unità di questi corpi, di grandezza intermedia. Circa la posizione, si trovano nella parte più alta dell’ascella. Più in particolare si dislocano lungo il bordo laterale della prima costola, dietro e sopra il muscolo piccolo pettorale, e con un orientamento in direzione della vena ascellare;

  6. Il gruppo infraclavicolare dei linfonodi ascellari, o anche gruppo sottoclavicolare o gruppo deltopettorale: Infine per l’ultimo gruppo, è doveroso evidenziare che trattasi di una categoria a sé stante. Sono presenti fino a dodici unità, tutte collocate al di fuori della regione anatomica dell'ascella. Più precisamente prendono posto nella scanalatura presente tra il muscolo deltoide e il muscolo grande pettorale, appena sotto la clavicola.

 

 

Linfonodi ascellari ingrossati: le cause

I linfonodi alle ascelle sono ghiandole che non si vedono ad occhio nudo e che difficilmente si sentono al tatto. In molti casi, l’ingrossamento avviene per motivi non riconducibili a patologie gravi, anche se ultimamente è possibile associarli al tumore al seno.

Comunque sia, quasi sempre le principali cause d’ingrossamento sono riconducibili ad infezioni o traumi, in modo particolare a livello del braccio o della mano.

 

Elenco di cause

  • Infiammazioni batteriche

  • hiv

  • mononucleosi

  • raffreddore

  • influenza

  • tubercolosi

  • sifilide

  • carcinoma mammario

  • lupus sistemico erimatoso

  • artrite reumatoide

  • leucemia

 

 

Quanto dura l’ingrossamento dei linfonodi

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Se abbiamo a che fare con un ingrossamento dei linfonodi provocato da disturbi virali, questi organi tornano a ridimensionarsi nel giro di breve tempo. Sta di fatto che il loro inspessimento può portare ad un aumento di volume anche pari ad un centimetro.

Quando invece a provocare l’ingrossamento sono le infezioni batteriche, oltre che al fastidio dimensionale, potrebbe anche presentarsi una sintomatologia simile all’influenza. In tal caso il linfonodo impiega più tempo a rientrare nelle sue normali dimensioni.

Sarà quindi opportuno rivolgersi al proprio medico che quasi sicuramente richiederà degli esami volti ad individuare la causa che ha provocato l’infiammazione. In genere comunque per stabilire le dimensioni dei linfonodi ascellari bisogna sottoporsi ad ecografia, grazie alla quale il medico può valutare le reali condizioni degli organi.

 

Rigonfiamento dei linfonodi ascellari: Trattamento e cure

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Quanto poc’anzi spiegato dimostra che a seconda delle cause arrecanti l’ingrossamento, esiste un trattamento o una cura specifica. Innanzitutto vale semore una regola in generale, ovvero mantenere il nostro sistema immunitario sempre in forma ed in salute. Per rafforzare il sitema immunitario è sufficiente seguire una vita sana, fuggire dallo stress, seguire un'alimentazione corretta, dormire le giuste ore (approfondisci su Pianetadonne). Purtroppo non sempre è possibile impostare così la nostra vita.

Se a seguito di una visita o di una diagnosi, il medico individua una semplice infezione virale, basterà dare tempo all’organismo e al sistema immunitario di rimettersi in sesto dall’aggressione dei virus. Solo dopo che i linfonodi torneranno ad avere la loro dimensione normale, vorrà dire che sarà avvenuta la guarigione.

Se invece dovesse esserci un'infezione batterica, allora il medico propenderà per una cura terapia a base di antibiotici. Infine in presenza di altri tipi di malattie, come il tumore, verranno eseguiti i trattamenti e le procedure dedicate e specifiche del caso.

È importante che il medico comunque faccia un controllo sulle reali dimensioni del linfonodo ascellare.

Nel caso di cancro infatti, questi organi faticheranno a rientrare nel giro di poco tempo. In una situazione del genere, in presenza anche di metastasi, la terapia da seguire è la classica a livello chemioterapico o radioterapico. In base poi allo stadio tumorale, si potrebbe propendere anche per l’asportazione.