Vino e sistema immunitario

 

 

Il vino è la bevanda alcolica più antica, le cui origini si perdono nel tempo. Può essere realmente considerata come il "nettare degli Dei", considerati gli enormi benefici che può apportare al nostro organismo. Si tratta di una bevanda che piace un po' a tutti, che fa compagnia di sera con gli amici dopo una tremenda giornata di lavoro, e che mette di buonumore se ovviamente non si esagera.

 

Il bello del vino, soprattutto per quello rosso, è che ormai da un pò di anni ha avuto molti riconoscimenti dalla scienza e dalla medicina. Dopo numerosi studi effettuati sulla sua composizione e sui nutrienti, i ricercatori sono giunti alla conclusione che il vino rosso non solo non fa male, ma anzi aiuta a vivere di più e meglio.

Molto si ricollega ai benefici che porta al sistema immunitario. Rinforzando le difese del nostro organismo infatti, riesce ad incidere positivamente su molteplici aspetti della nostra salute. Vediamo insieme quali.

 

 

I benefici del vino rosso sul sistema immunitario

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Gli studi in merito ai benefici che il vino rosso produce sul sistema immunitario sono stati molteplici.

Nel 2010 infatti, nel corso di un convegno tenutosi a Budapest (la tematica era l’importanza del Resveratrolo) emerse come il vino rosso potesse aiutare a combattere alcuni disturbi dell’apparato respiratorio.

Questo poichè all’interno della bevanda alcolica esiste una sostanza naturale antivirale, detta resveratrolo, in grado di fortificare l’organismo umano con anticorpi contro il virus dell’influenza. Quanto detto durante il convegno ha poi trovato conferma anche dai ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità dell’Università “La Sapienza” di Roma. I risultati dello studio furono pubblicati sul “Journal Infectious Discases qualche anno fa.

Gli studiosi sottolineano l’importanza quindi di fortificare le nostre difese assumendo moderatamente del buon vino rosso.

Questo è il motivo per il quale il vecchio rimedio della nonna funziona sempre, ovvero prepararsi un bel bicchiere di vino caldo per amplificare il potere anti-influenza. Secondo un articolo pubblicato su “Food Research International”, il vino caldo ha un effetto antiossidante due o tre volte superiore rispetto ad altra sostanze.

Viene da sé quindi che contro i sintomi influenzali come raffreddore o malesseri vari è consigliato bere un bicchiere di vino rosso.

Stando ad uno studio condotto dalla School of Medicine della University of California (tramite The Telegraph), bere un bicchiere di vino al giorno vuol dire intervenire sullo sviluppo e sul potenziamento di tutto il sistema immunitario. Lo studio è stato condotto su scimmie rhesus a cui è stato permesso di scegliere in autonomia il dosaggio di alcol da bere. Le scimmie che hanno assunto una moderata quantità di vino, sono risultate essere immuni al vaiolo – anche se non erano vaccinate.

Quanto sinora detto era stato anticipato in una ricerca del 2007 condotta a Madrid. Allora i ricercatori avevano scoperto che l’abitudine di bere moderate dosi di vino aumentava la capacità del sistema immunitario di combattere la malattia.

 

 

Il vino rosso come antinfiammatorio

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Sempre rimanendo in tema di resveratrolo, tale composto vegetale contenuto nel vino, ha proprietà antinfiammatorie paragonabili alle sostanze cortisoniche.

Presente all’interno della buccia dell'uva e in grande quantità nel vino rosso (approfondisci perchè il vino è di colore rosso se la polpa del frutto è comunque sempre chiara su www.vinifero.it), si tratta di una sostanza presente anche in altri frutti come i lamponi e i mirtilli.

Grazie al suo potere antinfiammatorio, il vino rosso, secondo i ricercatori, potrebbe agevolare tutti i pazienti che soffrono di artrite, di sindromi da colon irritabile e di diabete. Gli esperti hanno potuto stabilire ciò attraverso degli esperimenti mirati condotti su un gruppo di cavie. Da molteplici test, è quindi emerso che tutti gli animali che avevano assunto il resveratrolo sviluppavano un'infiammazione meno aggressiva rispetto alle cavie non trattate.

Andando maggiormente nel dettaglio, i ricercatori hanno notato che gli effetti diretti del resveratrolo erano possibili grazie all'inibizione della formazione di due molecole coinvolte nel processo infiammatorio (la sfingosina e la fosfolipasi D).

Stando a quanto ricordano gli esperti, il resveratrolo ha la capacità pertanto di ridurre la formazione di due molecole, la sfingosina e la fosfolipasi D.

Grazie ad un minore livello nel sangue di queste due molecole è possibile prevenire la formazione d'infezioni che in alcuni casi molto gravi potrebbero indurre la persona a sviluppare anche la setticemia, ovvero un'infezione estremamente grave che può essere fatale se non trattata in tempo.

 

Se il sistema immunitario è forte migliora anche la condizione degli omega 3

Se il sistema immunitario riesce a raggiungere un determinato tipo di equilibrio, c’è più probabilità che il corpo assuma le giuste sostanze nutritive, necessarie per il proprio benessere.

In tal senso quindi, sottolineiamo anche che assumere vino rosso può facilitare l’assorbimento di omega tre, sostanze fondamentali per la nostra salute. Uno studio congiunto del 2008 tra università in Italia e Francia ha messo in evidenza che il consumo moderato di alcol (due bicchieri al giorno per gli uomini e uno per le donne) era legato a livelli più alti di acidi grassi omega-3 nel plasma sanguigno e nei globuli rossi.

Più in particolare, ricerche approfondite hanno messo in evidenza che il vino rosso è quello che può maggiormente facilitare l’apporto quotidiano di omega.

 

 

I rimedi della nonna, vino rosso cotto o meglio vin brulè come rinforzante del sistema immunitario

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Abbiamo anticipato che un rimedio della nonna sul consumo del vino rosso come bevanda anti influenzale era il cosiddetto vino caldo. Più comunemente detto vin brulé, si tratta di un decotto, a base di vino rosso ed altre spezie.

Secondo la tradizione infatti le sostanze benefiche del vino rosso come rinforzante del sistema immunitario, vengono amplificate se la bevanda viene cotta insieme ad altre spezie per la maggiore con proprietà disinfettanti e curative.

E infatti il decotto di vino si prepara con: vino rosso, zenzero, cardamomo, noce moscata, cannella, chiodi di garofano, alloro, scorza di limone, scorza d’arancia, zucchero o miele.

Linfonodi ingrossati del collo: cause, quando preoccuparsi, cosa fare

 

Notate la presenza di linfonodi gonfi ingrossati all'altezza del collo? La vostra immediata reazione è pensare al peggio? Prima di allarmarvi, provate a conoscere più a fondo il meccanismo delle ghiandole linfatiche. Si dice che “si ha paura di ciò che si ignora”, quindi rilassatevi e preparatevi a leggere una guida completa, esauriente e rassicurante.

 

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Conoscere più da vicino l’argomento vi aiuterà ad affrontare nel giusto modo e risolvere la cosiddetta linfoadenopatia ovvero la tumefazione dei linfonodi che si ingrossano (talvolta, in modo abnorme ed incontrollato).

Quando succede, le ghiandole linfatiche (esercito del sistema immunitario) reagiscono ad un’invasione di cellule estranee o ad un’alterazione nei meccanismi di sintesi delle cellule: tutto questo non deve far pensare necessariamente ad un fenomeno allarmante ma è, comunque, necessario indagare per scoprire le cause reali di questo sconvolgimento in atto nel nostro organismo per agire di conseguenza.

Il collo è una delle zone del nostro corpo nella quale è più facile notare linfonodi ingrossati, anche se spesso si tratta semplicemente della manifestazione evidente di un problema di lieve entità, come può essere uno stato influenzale, un mal di gola oppure un’infezione per la quale bastano i normali antibiotici anche se è sempre bene tenerli sotto controlli.

Adesso continuamo il nostro discorso ampliando la discussione sui linfonodi gonfi e parlandone in generale per avere un quadro a 360 gradi, per poi rituffarci nell'argomento cardine, ovvero l'ingrossamento dei linfonodi del collo.

 

Linfonodi gonfi: le tipologie di linfoadenopatia

 

In riferimento a varie caratteristiche, esistono diverse classificazioni di linfoadenopatie ovvero di tumefazione ed ingrossamento dei linfonodi:

  • Benigna, se l’ingrossamento dei linfonodi non è di natura neoplastica;

  • Maligna, quando la causa si riferisce ad infiltrazioni di cellule tumorali;

  • Superficiale, se riguarda linfonodi superficiali;

  • Profonda, se i linfonodi gonfi sono interni (ad esempio quelli mesenterici o lombo aortici);

  • Solitaria, se interessa un solo linfonodo;

  • Regionale, quando l’ingrossamento coinvolge un intero gruppo di linfonodi impegnato a drenare una specifica regione del corpo;

  • Generalizzata, se interessa almeno due o più gruppi di linfonodi distanti tra loro, tipico delle malattie sistemiche che coinvolgono sia i linfonodi che altri organi.

 

 

Linfonodi gonfi: perché succede

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I linfonodi (o ghiandole linfatiche) presenti in vari organi del nostro corpo hanno il compito di combattere virus, batteri ma anche la degenerazione cellulare responsabile di eventuali tumori.

Nei linfonodi si concentra un alto numero di globuli bianchi (in particolare, linfociti) ed è qui che la linfa trasporta i ‘nemici’ del nostro organismo.

I linfonodi si gonfiano e si ingrossano quando il numero di cellule in essi contenute aumentano per reazione di difesa in caso di influenza, infezioni, infiammazioni o, più raramente, dello sviluppo di un tumore.

Di regola, i linfonodi gonfi che restano localizzati in una determinata area (ascelle, collo, inguine) manifestano un semplice stato infiammatorio oppure un trauma, un’infezione contro cui il corpo si prepara a reagire.

Questo campanello d’allarme può rimanere circoscritto in una di queste aree del corpo oppure estendersi in altre.

Se la comparsa di linfonodi gonfi coinvolge varie zone del corpo contemporaneamente, il sospetto di qualcosa di più serio di una semplice infiammazione potrebbe essere giustificato.

La linfadenopatia diffusa in varie aree del corpo può tradursi in un segnale di leucemia, metastasi, tumori del colon, reni o pancreas, AIDS, infezioni più gravi (associate a tubercolosi, mononucleosi o brucellosi).

In questo caso, è necessario, doveroso ed ancora più urgente indagare attraverso esami, analisi ed eventuali biopsie.

 

Linfonodi gonfi: cause

Possono comparire in aree come testa, orecchio, bocca e cavo orale, palpebre e congiuntive, guance, cuoio capelluto temporale, congiuntive, braccia, avambracci e mani, polmoni, arti inferiori, ma le zone dove si formano più di frequente i linfonodi gonfi sono ascelle, collo, inguine, addome, testa.

I sintomi più evidenti sono l’aumento della dimensione (simile ad un fagiolo, ma anche superiore), della sensibilità e, talvolta, anche la comparsa di dolore.

 

 

Cause benigne

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A seconda dell’area interessata, le cause dei linfonodi gonfi sono, nella maggior parte dei casi, benigne come:

  • Infezioni virali e malattie da raffreddamento;

  • Tonsillite e mal di gola (infezione da Streptococco);

  • Mononucleosi;

  • Otite e infezioni dell’orecchio;

  • Febbre ghiandolare;

  • Infezione della gola;

  • Infezioni cutanee;

  • Infezioni batteriche;

  • Candida;

  • Depilazione o uso di deodoranti aggressivi (nel caso di linfonodi gonfi ascellari);

  • Carie e ascesso dentale;

  • Cellulite (infezione della pelle);

  • Traumi del braccio o della mano (in caso di linfonodi gonfi nelle ascelle);

  • Ostruzione del sistema linfatico;

  • Infezioni oculari da batterio Herpes zoster;

  • Congiuntivite da Chlamidya;

  • polmonite da Mycoplasma Hominis;

  • Tularemia;

  • Dermatite seborroica e dei genitali;

  • Infezione batterica da puntura di zecche;

  • Infezione micotica (da fungo Sporothrix schenckii);

  • Infezioni batteriche localizzate susseguenti a lesioni, traumi o tagli;

  • Infiammazione delle piccole arterie (malattia di Kawasaki);

  • Fibrosi cistica;

  • Salmonella;

  • Brucellosi;

  • Malattie del metabolismo (ad esempio, la malattia di Gaucher);

  • Fibromialgia;

  • Sindrome da immunodeficienza acquisita;

  • Anemie;

  • Farmaci (come la fenitoina assunta per la cura dell’epilessia);

  • Vaccinazioni (ad esempio, la vaccinazione anti-tifo che può causare linfoadenopatia generalizzata).

 

Cause gravi e meno frequenti

Le cause meno frequenti o anche gravi responsabili dell’ingrossamento dei linfonodi possono essere:

  • Rosolia;

  • Morbillo;

  • Varicella;

  • Citomegalovirus (CMV), virus diffuso attraverso liquidi corporei (saliva, urina);

  • Tubercolosi (TBC);

  • Difterite;

  • Toxoplasmosi;

  • Leptospirosi;

  • Artrite reumatoide;

  • Sarcoidosi;

  • Graffio del gatto (infezione del batterio Bartonella);

  • Sifilide;

  • Lupus;

  • Mastite;

  • HIV - AIDS;

  • Tumore al seno (in caso di linfonodi gonfi nelle ascelle);

  • Leucemia;

  • Ebola;

  • Tumori e metastasi;

  • Linfoma di Hodgkin.

 

 

Quando preoccuparsi

Abbiamo detto che, in gran parte dei casi, i linfonodi gonfi manifestano infiammazioni ed infezioni in corso, nulla di allarmante ma, in alcuni casi, è bene prestare attenzione ai sintomi ed al ‘comportamento’ dei linfonodi e, soprattutto, consultare il medico curante perché è impossibile valutare da soli un’eventuale situazione di rischio.

Il medico saprà indagare meglio e valutare le caratteristiche dei linfonodi decidendo di approfondire o meno con esami ed analisi specifiche.

Quali sono le caratteristiche ‘strane’ dei linfonodi gonfi che potrebbero far sospettare malattie gravi?

I linfonodi che si gonfiano per cause benigne, innanzitutto, sono dolenti: il dolore di per sé rappresenta il segno evidente di un’infezione in corso.

 

I linfonodi gonfi interessati, invece, da tumore provocano un gonfiore maggiore ed hanno le seguenti caratteristiche:

  • Permangono per molto tempo;

  • Tendono a crescere gradualmente;

  • Sono duri e immobili (tanto che non si spostano in caso di pressione);

  • Non sono dolorosi;

  • Sono accompagnati da sudorazione notturna o febbre persistente;

  • Si associano ad un dimagrimento inspiegabile;

  • Non sono associabili a nessun tipo di infezione o infiammazione;

  • Si trovano al di sopra della clavicola (spesso, manifestano un tumore maligno in corso).

 

Concludiamo il paragrafo più ‘pesante’ ma anche più necessario ricordando che, secondo i dati diffusi dall’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), in meno dell’1% dei casi i linfonodi gonfi ed ingrossati sono da imputare alla presenza di tumori.

 

Cosa fare

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Se la causa è un’infezione virale, uno stato infiammatorio acuto o cronico, i linfonodi ingrossati (di solito, dolenti e sensibili al tatto) riprendono le dimensioni originarie dopo un’adeguata terapia farmacologica (paracetamolo, ibuprofene, antibiotici, antivirali, antistaminici, antinfiammatori) e conseguente guarigione in tempi variabili (in base alla patologia che ne ha provocato la reazione).

Se il gonfiore dei linfonodi aumenta, se questi non causano dolore, sono fermi e duri o si riscontrano sintomi come sudorazione notturna, febbre, dimagrimento è bene sottoporsi ad un controllo: il vostro medico vi prescriverà alcuni test clinici e fisici (analisi del sangue, ecografia, TCA, biopsia) a seconda della zona interessata per indagare meglio sulle cause.

Per scoprire eventuali metastasi, tramite biopsia si cerca di identificare il linfonodo sentinella, il primo ad essere raggiunto da eventuali metastasi veicolate dal sistema linfatico e, quindi, ad indicare la presenza di un tumore maligno.

 

Se il tumore viene confermato, si può ricorrere a tre metodi differenti:

  • Intervento chirurgico, noto come linfadenectomia, attraverso cui vengono asportati i linfonodi gonfi. Questo metodo viene praticato sempre più di rado in quanto priva l’organismo di uno strumento di difesa dalla diffusione della malattia;

  • Radioterapia nella zona dei linfonodi che sfrutta i raggi X ad elevata energia allo scopo di colpire le cellule maligne evitando il loro proliferare. Tale metodo può ridurre del 20% la mortalità e del 30% il rischio di recidive;

  • Chemioterapia, efficace ma non priva di diversi effetti collaterali sull’organismo: riduce del 24% circa il rischio di recidiva e del 15% la morte associata al tumore.

 

Linfoadenite: cos’è, trattamento, complicazioni

La linfoadenite consiste nell’infiammazione non tumorale dei linfonodi.

Può svilupparsi in poche ore e bisogna agire tempestivamente attraverso la somministrazione di antibiotici (analgesici, antinfiammatori) oppure tramite una procedura chirurgica per drenare un eventuale ascesso.

Possono volerci settimane o mesi prima che i linfonodi gonfi tornino alle loro normali dimensioni.

E’ necessario agire tempestivamente perché una linfoadenite non trattata può causare fistole, sepsi (infezione del circolo sanguigno) o lo sviluppo di ascessi.

 

 

Come si presentano i linfonodi ingrossati del collo

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I linfonodi ingrossati del collo spesso si associano ad un dolore della cervicale oppure ad un irrigidimento della parte interessata. Inoltre possono anche comparire alterazioni nella pelle, in particolare zone arrossate e ulcere, oltre a delle pustole in prossimità dei linfonodi ingrossati.

Ma qual è la consistenza dei linfonodi ingrossati del collo?

Non esiste una regola certa, perché varia a seconda delle cause: quindi i linfonodi si possono presentare molli oppure molto duri in base al problema fisico che vogliono mettere in evidenza. E ai linfonodi ingrossati del collo possono essere associati anche altri sintomi fisici, come brividi e senso di spossatezza, febbre alta, assenza di appetito, difficoltà a respirare e a deglutire, tachicardia e bruciore nella zona interessata dal linfonodo.

 

Le cause dei linfonodi ingrossati del collo

Le cause che portano le ghiandole linfatiche del collo ad ingrossarsi possono essere varie, come descritto sopra. Quella principale è nelle infezioni, quella più preoccupante e per fortuna più rara nei tumori e malattie immunitarie.

Quindi tra i motivi più comuni ci sono gli stati influenzali, le faringiti, laringiti e tonsilliti, le gengiviti, le infiammazioni dell’orecchio, la mononucleosi causata da un virus che provoca un aumento dei globuli bianchi, oppure ancora la toxoplasmosi che viene normalmente  trasmessa agli uomini dai felini entrando in contatto  con le loro feci, oppure mangiando senza saperlo carne cruda di animali infetti.

Più preoccupanti invece sono altre patologie delle quali l’ingrossamento dei linfonodi del collo è un segnale chiaro. È il caso dei tumori maligni che partono dal tessuto linfatico, o del linfoma di Hodgkin, una forma di linfoma che genera cellule tumorali originate prima nei linfonodi e che possono diffondersi ad altri organi.

 

Esami e cure per i linfonodi ingrossati del collo

Come comportarsi in caso di linfonodi ingrossati nel collo?

Il primo passo, quando al tatto sembrano effettivamente avere dimensioni e consistenze anomale, è quello di rivolgersi sempre ad uno specialista che tramite esami specifici (dal semplice tatto alla biopsia), valuterà la loro natura e potrà determinarne le cause. In caso di normale infiammazione, sarà sufficiente una cura a base di antibiotici, associati a fermenti lattici per proteggere lo stomaco. Più lungo è uscire da malattie come mononucleosi e toxoplasmosi che richiedono l’utilizzo di farmaci antipiretici. In caso di linfomi invece entreranno in scena radioterapia e chemioterapia.

Linfonodi inguinali ingrossati per sforzo fisico da allenamento: cause e rimedi

 

L’allenamento fisico se eseguito in una maniera poco corretta, o se eccessivo potrebbe causare non pochi problemi anche piuttosto evidenti a livello fisico, dall’infiammazione di muscoli o tendini, o anche addirittura causare l'ingrossamento dei linfonodi inguinali.

 

Ma l’ingrossamento dei linfonodi può dipendere da varie cause, a partire da semplici infezioni, fino a seri problemi a carico del sistema immunitario, o anche il cancro, così come problematiche legate ad un eccessivo sforzo fisico.

 

 

I linfonodi inguinali si trovano nella zona della coscia, o più specificatamente nella zona dell’inguine, e possono essere più o meno profondi a seconda della posizione. I linfonodi superficiali sono sotto cute, mentre quelli profondi si trovano in una zona chiamata triangolo femorale, ovvero nel profondo dell’epidermide. 

 

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La principale funzione dei linfonodi superficiali è prendere la linfa dall’addome, dalle gambe, dal perineo o dai genitali, e successivamente distribuirla al linfonodi inguinali profondi, che comunicherebbero poi con quelli posti esternamente.

Sicuramente tra i diversi linfonodi presenti nel corpo quelli inguinali risultano essere più sensibili. E' facile infatti che per svariate motivazioni possano tendere ad ingrossare. Ma in queste circostanze seppur sia facile entrare nel panico, non bisognerebbe allarmarsi quanto piuttosto rivolgersi al medico per cercare di capire come trovare una soluzione al problema.

Quando i linfonodi sono ingrossati sono praticamente visibili a occhio nudo, ma anche facilmente avvertibili al tatto, percepibile sia dall’aumento del volume che per fastidi e dolore. E nel caso in cui la motivazione dell’ingrossamento dei linfonodi inguinali sia attribuibile ad un eccessivo sforzo fisico, non ci si dovrà preoccupare assolutamente in quanto il problema potrebbe essere risolto facilmente.

 

 

Tutti i sintomi dei linfonodi inguinali ingrossati

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Spesso un forte allenamento (sovrallenamento) in piscina o in palestra con i pesi, facendo fitness o magari stancandosi con le corde per saltare, soprattutto in periodi nei quali le nostre difese immunitarie sono basse, può portare ad ammalarci, influenza, febbre, dolori articolari ed anche raramente ingrossamento dei linfonodi.

I linfonodi inguinali superficiali sono circa una decina, mentre per quelli più profondi il numero oscilla da 3 a 5. Quando un linfonodo inguinale si ingrossa potrebbe raggiungere fino al diametro di 2 centimetri, e spesso tale ingrossamento potrebbe essere dovuto semplicemente ad un allenamento sportivo faticoso.

Ma oltre ad aumentare di volume il linfonodo inguinale tende ad infiammarsi provocando un dolore all’altezza della ghiandola linfatica, mentre le zone circostanti potrebbero gonfiarsi a loro volta. Tali sintomi sono solamente temporanei e quindi destinati a scomparire in poco tempo, se il paziente cerca di rimanere a riposo.

In ogni caso nonostante il riposo immediato sia un ottimo metodo per cercare di far ritornare i linfonodi inguinali alla normalità, è consigliabile chiedere ugualmente un parere medico. Nel caso in cui il medico voglia approfondire la condizione sarà possibile sottoporsi ad un’ecografia o nella peggiore delle ipotesi, una biopsia.

 

Tutti i rimedi per alleviare i sintomi del gonfiore dei linfonodi inguinali

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Nel caso in cui dopo aver smaltito l’eccessivo esercizio fisico ci si accorgesse che il volume dei linfonodi inguinali non sia rientrato, risultando ancora piuttosto ingrossati, potrebbe essere consigliato effettuare degli impacchi caldi sulla zona interessata. Una temperatura alta aiuterebbe a garantire una corretta circolazione sanguigna, con la conseguente riduzione del dolore e del gonfiore dei linfonodi inguinali.

È consigliabile mettere un panno caldo sopra i linfonodi inguinali gonfi per una decina di minuti, o meglio ancora fino a quando i linfonodi si saranno sgonfiati o il dolore alleviato. Ulteriore rimedio particolarmente indicato è effettuare un massaggio per aiutarli a funzionare normalmente.

Uno dei rimedi naturali efficace è l’aglio che gode di importanti proprietà anti-infiammatorie in grado di ridurre il gonfiore. L’aglio ha innumerevoli proprietà terapeutiche, un antibiotico che aiuterebbe a pulire il sistema immunitario facilitandone la guarigione.

Tra i rimedi della nonna efficaci a sgonfiare i linfonodi inguinali anche l’aceto di mele, in grado di creare un ambiente alcalino e facendo in modo di mantenere un adeguato livello del PH. Dalle grandi proprietà antibatteriche l’aceto di mele miscelato con l’acqua può essere applicato direttamente sui linfonodi gonfi.

Il miele gode di proprietà anti infiammatorie e può essere applicato sulla zona gonfia, lasciandolo riposare per almeno un quarto d’ora prima di poterlo risciacquare. L’applicazione di miele almeno per 2 o 3 volte al giorno aiuterebbe a ridurre notevolmente il gonfiore inguinale.

L’olio di ricino, così come la curcuma o anche l'erba echinacea avendo proprietà anestetiche e anti-infiammatorie riescono a ridurre notevolmente il gonfiore delle ghiandole linfatiche inguinali.

 

 

Cosa non fare se i linfonodi inguinali sono ingrossati

Esistono degli accorgimenti che si dovrebbero tenere in considerazione quando i linfonodi inguinali risultano infiammati e ingrossati a causa dell’eccessivo esercizio fisico. Oltre al continuo riposo almeno fino a quando il gonfiore non sia rientrato, è consigliabile evitare di fumare, di eccedere con l’alcool e sostanzialmente cercare di mantenere uno stile di vita e alimentare assolutamente corretto e salutare.

È praticamente impossibile indicare una dieta specifica che possa favorire il benessere dei linfonodi inguinali, ma una delle accortezze sarebbe cercare di mantenere il trofismo della flora batterica in quando sembrerebbe responsabile del supporto immunitario.

Alimenti probiotici migliorerebbero la salute dell’intestino, quindi è assolutamente consigliato consumare yogurt, latticello, kefir, crauti, miso o tempeh. E in alcuni casi potrebbe essere consigliato assumere dei farmaci integratori in grado di mantenere la barriera acida dello stomaco.

Anche gli alimenti prebiotici, ovvero tutti quelli che contengono fibre solubili e carboidrati come ortaggi, frutta, cereali, leguminose e patate, in quanto sarebbero in grado di nutrire i batteri fisiologici del colon.

È consigliabile l'utilizzo di magnesio contenuto in semi oleosi, cacao, crusca, così come il ferro contenuto in carne, tuorlo d’uovo o prodotti della pesca. Anche la vitamina C o acido ascorbico contenuto nella frutta più acida come kiwi, mela, mandarancio, o anche alcuni ortaggi consumati crudi come lattuga, broccoli o cavoli.

Così come è quasi impossibile consigliare una dieta per contrastare il gonfiore dei linfonodi inguinali, non esistono degli alimenti che sarebbero meno consigliati. Ma è bene precisare che per cercare di mantenere l’equilibrio nutrizionale si dovrebbero evitare le diete drastiche che potrebbero escludere totalmente alcuni alimenti, come la dieta vegana, le diete monotematiche, diete prive di ortaggi e verdure o un’alimentazione a base di cibi cotti o cibi conservati.

È consigliabile inoltre evitare l’abuso di alcool, in quanto in grado di compromettere il metabolismo e l’assorbimento intestinale.