Linfonodi, tiroide e capelli

 

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Esistono stretti legami tra linfonodi, tiroide e capelli nel senso che un malfunzionamento della tiroide o l’ingrossamento di alcuni linfonodi possono essere accompagnati da caduta dei capelli insieme ad altri sintomi tipici.

Nel nostro focus, approfondiamo questo legame spiegando quali sono i sintomi di malfunzionamento della tiroide (ipertiroidismo o ipotiroidismo), quali sono i linfonodi che si ingrossano e perché si rischia la caduta dei capelli.

Tra i vari sintomi associati al malfunzionamento della tiroide ritroviamo la caduta dei capelli: scopriremo perché cadono, quali sono i rimedi e le terapie più appropriate per risolvere un problema che affligge donne e uomini.

Può capitare che la tiroide funzioni troppo (ipertiroidismo con produzione aumentata di ormoni tiroidei) o troppo poco (ipotiroidismo con produzione ridotta di ormoni tiroidei) creando scompensi e squilibrio al corretto funzionamento del metabolismo.

Le due tipologie di malfunzionamento della tiroide si associano ad un differente quadro sintomatologico.

 

 

Ipertiroidismo: sintomi

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La ghiandola tiroidea può essere colpita da diverse patologie che interessano sia la sua struttura fisica (atrofia, ingrandimento, formazione di noduli tiroidei benigni o maligni) sia la funzione di secrezione ormonale (ipertiroidismo o ipotiroidismo) a seconda che produca più o meno ormoni tiroidei.

I disturbi tiroidei, generalmente, sono sintomatici e questa è una fortuna in quanto consentono una diagnosi tempestiva ed efficace.

 

Vediamo quali sono i sintomi principali associati all’ipertiroidismo:

  • Aumento della frequenza cardiaca (tachicardia);

  • Cardiopalmo (sensazione di ‘farfalle’ nel petto o cuore in gola);

  • Sbalzi repentini di umore;

  • Aumento della pressione arteriosa (ipertensione);

  • Nervosismo, irritabilità, agitazione;

  • Disturbi del sonno;

  • Debolezza muscolare (detta anche ipostenia)

  • Mani tremolanti;

  • Dolori muscolari (mialgie);

  • Sudorazione abbondante;

  • Capelli fragili e deboli che tendono a cadere facilmente;

  • Orticaria (eruzioni cutanee);

  • Aumento della sete e dell’appetito;

  • Dimagrimento (calo ponderale);

  • Diarrea frequente;

  • Ciclo mestruale irregolare, menorragie, metrorragie e, in alcuni casi, scomparsa del ciclo.

 

Ipotiroidismo: sintomi

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L’ipotiroidismo presenta, invece, i seguenti sintomi:

  • Aumento di peso, tendenza ad ingrassare anche in poco tempo;

  • Capelli secchi, fragili, caduta dei capelli;

  • Pelle secca;

  • Stitichezza;

  • Intolleranza al freddo;

  • Formicolio notturno con intorpidimento di braccia e mani;

  • Predisposizione alla sindrome del tunnel carpale;

  • Calo dell’udito (ipoacusia);

  • Calo del desiderio sessuale;

  • Riduzione del ciclo mestruale o amenorrea;

  • Stanchezza, spossatezza, apatia;

  • Depressione, ansia, attacchi di panico;

  • Brachicardia ovvero riduzione della frequenza cardiaca;

  • Battiti cardiaci anomali (extrasistoli);

  • Difficoltà di concentrazione e memoria;

  • Aumento del colesterolo, HDL ridotto, ipertrigliceridemia;

  • Cambio di personalità;

  • Crisi epilettiche, allucinazioni, encefalopatia di Hashimoto, in casi rari.

 

Legame tra linfonodi, tiroide e capelli

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Dopo aver elencato la sintomatologia riferita ad ipertiroidismo ed ipotiroidismo, concentriamoci sullo stretto legame tra linfonodi, tiroide e capelli partendo, innanzitutto, dall’analisi dei linfonodi che interessano la tiroide per, poi, arrivare ad uno dei sintomi più temuti (specie per le donne) sia dell’ipotiroidismo sia dell’ipertiroidismo ovvero la caduta dei capelli che diventano ogni giorno più fragili, secchi, deboli ed opachi.

Se da un esame diagnostico come l’ecografia si riscontra la presenza di linfonodi reattivi alla tiroide o nella zona del collo, il più delle volte, si scopre che i linfonodi ingrossati sono causati da processi infiammatori in corso nel nostro organismo (derivanti, ad esempio, da batteri o virus).

Nel caso in cui i linfonodi interessino la tiroide, oltre ad indagare con ulteriori esami mirati (come l’eco doppler), si può ricorrere a dosaggi ormonali tanto per capire cosa non va oppure sarebbe utile la visita di un endocrinologo.

Gonfiore o ingrossamento al collo rappresentano un indizio visibile di eventuali problemi della ghiandola tiroidea. La comparsa di un gozzo è associabile sia all’ipotiroidismo sia all’ipertiroidismo e può essere causato, il più delle volte, da noduli che si sviluppano all’interno della tiroide o, in casi più rari, da tumore della tiroide.

 

 

Ipertiroidismo e ipotiroidismo: terapie

Nei casi di ipertiroidismo (aumentata funzione tiroidea) il trattamento farmacologico mira al blocco di sintesi degli ormoni tiroidei attraverso la somministrazione di farmaci come Metimazolo o Tapazole, Propiltiouracile o Periroid oppure tramite il controllo dell’azione ormonale a livello periferico con la prescrizione di betabloccanti.

In caso di ipotiroidismo (ridotta funzione tiroidea) si ricorre ad una terapia a base di ormoni somministrati attraverso farmaci come Eutirox o Tirosint il cui principio attivo è la levotiroxina (L-T4), isoforma della tiroxina endogena. Tale terapia migliora la situazione in un paio di settimane: a lungo termine, apporta un aumento del livello di energia, riduce i livelli di colesterolo e consente una graduale perdita di peso.

Se si tratta di tiroiditi acute o subacute responsabili di infiammazione tiroidea o peri-tiroidea accompagnata da gonfiore, arrossamento e dolore al collo, si ricorre ad una terapia a base di farmaci analgesici ed antipiretici (paracetamolo) oppure antinfiammatori (ibuprofene, naproxene, ketoprofene, diclofenac, ecc.). Per alleviare sintomi più gravi riducendo la flogosi tiroidea, il medico può prescrivere un breve ciclo di terapia cortisonica (prednisone e beclometasone).

 

Tiroide e caduta dei capelli: il nesso

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C’è un nesso tra tiroide e capelli fragili e secchi che tendono ad indebolirsi e cadere facilmente. Succede a causa del malfunzionamento della tiroide sia in caso di ipotiroidismo sia se si tratta di ipertiroidismo. Perché succede?

I follicoli capilliferi sono estremamente sensibili in rapporto al nostro stato di salute: in presenza di forti stress psicofisici, tendono a rallentare e ridurre la loro attività per destinare maggiori risorse energetiche a supporto delle funzioni vitali. Ecco spiegato il motivo per cui, a causa di deficit nutrizionali, infezioni, ustioni e malfunzionamento della tiroide i capelli tendono a cadere. Cadono a ciuffi, diventano fragili, opachi, secchi.

In genere, i trattamenti farmacologici delle patologie tiroidee spesso arrestano la caduta dei capelli ma, paradossalmente, uno dei farmaci più noti per il trattamento dell’ipotiroidismo come l’Eutirox (Levotiroxina, L-T4) possono, al contrario, favorire la caduta dei capelli, specie se il dosaggio non è adeguato.

 

Per fronteggiare e risolvere il problema della perdita dei capelli ed arrestarne la caduta, è possibile ricorrere a:

  • Integratori per colmare eventuali carenze nutrizionali;

  • Shampoo alla caffeina;

  • Lozioni per uso topico;

  • Farmaci come Monixidil e Finasteride.

 

Il rimedio estremo, se i trattamenti elencati non funzionano, non può che essere l’autotrapianto di capelli (su trapiantocapelliturchia-tayfun.com trovi maggiori informazioni) o l’uso di parrucchini.

Antinfiammatori e linfonodi ingrossati

 

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Il connubio antinfiammatori e linfonodi ingrossati si associa al trattamento farmacologico mirato a combattere le cause che portano a gonfiare le ghiandole linfatiche.

I linfonodi gonfi fanno pensare subito al peggio, a cause gravi come un tumore. In realtà, in gran parte dei casi, si ingrossano per una risposta delle difese immunitarie in presenza di infiammazioni di diverso tipo. Meno dell’1% dei casi, secondo i dati AIRC, sono da imputare ai tumori.

Ricordiamo che i linfonodi sono l’esercito del sistema immunitario pronto a reagire quando qualcosa non va, lanciano un campanello d’allarme quando il nostro organismo è invaso da cellule ‘nemiche’. Si ingrossano perché aumentano al loro interno le cellule in reazione, appunto, al meccanismo di difesa dalle infiammazioni, infezioni o stati influenzali.

 

 

Antinfiammatori e linfonodi ingrossati: in quali casi intervenire

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Quali sono le aree del corpo interessate più di frequente da linfonodi ingrossati che segnalano un’infiammazione o un’infezione? Sono il collo, le ascelle, l’inguine, l’addome.

Meno frequentemente, i linfonodi gonfi possono formarsi in altre zone del corpo: testa, cuoio capelluto, orecchie, bocca, palpebre, congiuntive, guance, braccia, mani, avambracci, polmoni, arti inferiori.

Ha un senso associare antinfiammatori e linfonodi ingrossati quando le cause (benigne) della reazione da parte del sistema immunitario sono dovute ad infezioni virali, influenza, raffreddore, ad uno stato infiammatorio delle vie respiratorie, seni paranasali, orecchio, gola, denti, tiroide, ghiandole salivari.

 

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In questi casi, i linfonodi gonfi torneranno alle loro normali dimensioni dopo un trattamento farmacologico a base di:

  • Antinfiammatori, analgesici, antipiretici non steroidei (paracetamolo come Tachipirina ed Efferalgan oppure ibuprofene come Brufen e Moment);

  • Antibiotici (amoxicillina come Augmentin, claritromicina come Macladin e Biaxin, telitromicina come Ketek);

  • Antivirali (da assumere nei casi più gravi).

 

Gli antinfiammatori più usati per i linfonodi ingrossati

Abbiamo appena nominato le due categorie di antinfiammatori ed antipiretici più usati: paracetamolo e ibuprofene. Si tratta dei due principi attivi più noti e prescritti dai medici. Scopriamoli meglio.

 

Paracetamolo

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Numerosi farmaci impiegati come antipiretici ed analgesici sono a base di un principio attivo noto come paracetamolo. Questo si rivela utile nel trattare diversi disturbi e patologie: influenza, stati febbrili, malattie esantematiche, infezioni acute delle vie respiratorie. Funziona anche come antidolorifico per alleviare cefalee, mialgie, nevralgie ed altri stati dolorosi.

Tra i farmaci più noti a base di paracetamolo troviamo Tachipirina (la più usata in caso di febbre), Efferalgan (lo si trova anche online su efarma.com), Panadol, Acetamol e Sanipirina.

 

 

Ibuprofene

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Ibuprofene appartiene alla famiglia dei farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). E’ in grado di ridurre la quantità di molecole legate all’infiammazione, di intervenire quindi sui processi infiammatori e sul dolore (mal di testa, mal di denti, mal di schiena, dolori mestruali, artrite, traumi di leggera entità) agendo anche sulla temperatura corporea in caso di stati febbrili.

E’ il principio attivo del Moment e di Brufen ed è un farmaco da banco, può essere acquistato in farmacia anche senza prescrizione medica ma è bene assumerlo con cautela ed informarsi su controindicazioni ed effetti collaterali leggendo il foglietto illustrativo.

Un uso prolungato di ibuprofene può causare perforazioni e sanguinamenti a stomaco ed intestino nonché problemi cardiocircolatori.

 

In quali casi usare gli antinfiammatori non steroidei (FANS)

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Nei casi in cui i linfonodi gonfi sono causati da patologie come mononucleosi o febbre reumatica sarà necessario ricorrere ai seguenti farmaci:

  • Antipiretici (come paracetamolo, antinfiammatori non steroidei o FANS come naprossene o acido salicilico);

  • Glucocorticoidi (come prednisolone);

  • Penicillina e derivati;

  • Analgesici (Ibuprofene o acetaminofene);

  • Antistaminici (ad esempio, la cimetidina).

 

Fumo e linfonodi ingrossati

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Oltre alle cause di infiammazione ed infezione di cui abbiamo già trattato, è importante ricordare che anche il fumo di sigaretta può essere responsabile di ingrossamento delle ghiandole linfatiche presenti nel collo e nella gola. Spesso, linfonodi gonfi e fumo sono collegati tra loro.

Nei casi di infiammazione e infezione alle vie respiratorie, è necessario sospendere il fumo di sigaretta, pipa e sigaro (sia attivo che passivo) perché può aggravare la situazione ma c’è di più.

Il fumo stesso può rivelarsi il diretto responsabile di mal di gola, bronchite cronica, asma, faringite, enfisema polmonare. Irrita le mucose, causa infezioni alle vie respiratorie, gonfia i linfonodi di collo e gola, debilita le difese immunitarie, impedisce l’espulsione di agenti patogeni e sostanze nocive. Tutto questo perché contiene sostanze irritanti e tossiche (ammoniaca, acido cianidrico, acroleina, formaldeide) che danneggiano gravemente il rivestimento della gola e degli organi in genere.

Linfonodi e fumo: correlazione, reazioni e danni del ‘vizio’

 

L’ingrossamento delle ghiandole linfatiche nella zona del collo e della gola spesso fa pensare ad una correlazione tra linfonodi e fumo.

 

Ovviamente, i linfonodi di questa specifica zona del corpo possono ingrossarsi per varie cause e vi ricordiamo quali: faringite, un banale raffreddore, infiammazioni ed infezioni che coinvolgono le vie respiratorie, i seni paranasali, il cuoio capelluto, tonsille, gola, tiroide, ghiandole salivari, denti ma anche herpes, rosolia, faringite virale, mononucleosi infettiva e, in casi estremi, HIV/AIDS.

In questo articolo cercheremo di vedere se il fumare sigarette (o tabacco in generale) può essere correlato in qualche maniera ai linfonodi.

 

 

Danni del fumo sul nostro organismo

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Il fumo come si sa danneggia la nostra salute e la qualità della nostra vita. Ovviamente i danni sono proporzionali al numero di sigarette fumate, più sono e più mettiamo a rischio la nostra salute.

 

Principalmente i danni al nostro organismo riguardano:

  • Apparato respiratorio con aumentata incidenza di irritazione, bronchite, asma, infezioni e tumori;

  • Cuore e circolazione sanguigna: aumenta la pressione arteriosa, aumenta l'incidenza di ictus, rischio di infarto, impotenza, arteriosclerosi;

  • Invecchiamento precoce: la pelle del corpo e del viso si raggrinzisce prima, diventa meno elastica formando rughe più scavate (le donne ricorrono poi a trattamenti estetici filler dimenticando che smettere di fumare le aiuterebbe a mantenere sana la pelle);

  • Inoltre le prestazioni atletiche vengono fortemente ridotte, ci si sente subito stanchi e senza forze.

 

 

Linfonodi, perchè si ingrossano?

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Inizialmente, si percepisce un leggero gonfiore, poi durante la palpazione si avverte un nodo duro e gonfio. Se, allo stesso tempo, il naso cola, si ha febbre e mal di gola di tratta di sintomi tipici di un’infezione delle vie aeree.

Le ghiandole si gonfiano per un processo infiammatorio o infezione in atto, il più delle volte transitorio, che si risolve in pochi giorni, e rappresenta un sistema di difesa dell’organismo da virus e batteri.

Quando però l’ingrossamento dei linfonodi si prolunga nel tempo ed evidenzia specifiche caratteristiche, potrebbe trattarsi di un problema più serio come un tumore.

 

Il fumo e le infezioni alle vie respiratorie

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Linfonodi e fumo fino a che punto sono collegati?

Linfonodi e sigarette spesso sono collegati. I tabagisti fanno fatica, ad esempio, a smettere temporaneamente di fumare quando hanno mal di gola, sono raffreddati e presi di mira da virus e batteri.

In questi casi, non soltanto è bene sospendere il fumo che può aggravare l’infiammazione alla gola ma il fumo stesso può essere il principale responsabile di mal di gola, asma, bronchite cronica, infezioni alle vie respiratorie fino ai mali estremi come enfisema polmonare e tumore della cavità orale, faringe e laringe.

In presenza di infiammazione ed infezione alla gola ed alle vie respiratorie, il fumo di sigaretta, pipa e sigaro (sia attivo sia passivo) peggiora le cose, aumenta lo stato infiammatorio ed i linfonodi - che sono il campanello d’allarme di una lotta interna tra anticorpi e virus (o batteri) - si ribellano e si ingrossano.

Il fumo irrita le mucose, causando infezioni alle vie respiratorie è responsabile dell’ingrossamento dei linfonodi di collo e gola, indebolisce le difese immunitarie, ostacola l’eliminazione di sostanze nocive ed agenti patogeni.

Causa tutto questo e peggio ancora perché contiene sostanze tossiche ed irritanti (acido cianidrico, ammoniaca, formaldeide, acroleina) che danneggiano il rivestimento della gola e gli organi.

 

 

Nodulo del collo

Chiamato anche massa del collo, il nodulo del collo può avere consistenza e dimensioni diverse (molto piccolo, grande e visibile, duro, morbido), può essere dolente oppure no, generarsi sulla pelle o da una zona interna del collo.

E’ importante controllarne la posizione per scoprire di che si tratta: il collo presenta tessuti, muscoli, organi importanti e, in base alla posizione del nodulo su questa o quella struttura, si può capire il perché della sua formazione.

La maggioranza dei noduli alla gola sono benigni ovvero non cancerosi.

Spesso, l’ingrossamento dei linfonodi e l’acne cistica sono responsabili di questi noduli ma potrebbe anche trattarsi di un’infezione più seria o di un cancro ed è per questo che, quando compare un nodulo, è consigliabile consultare il medico senza rimandare. Il segreto del successo di ogni cura risiede nella diagnosi precoce.

Per un adulto, il rischio che il nodulo sia maligno aumenta in base all’età (dopo i 40 anni) ed a certe abitudini come il fumo ed il consumo di alcolici.

Non a caso, al momento della diagnosi di un nodulo alla gola, il medico chiederà al paziente innanzitutto se e da quanto tempo beve alcol, se fuma, la quantità di sigarette e di bevande alcoliche consumate giornalmente.

Ecco perché abbiamo voluto concentrare il nostro interesse sulla correlazione tra linfonodi e fumo.

 

Linfonodi e fumo: il rischio di cancro

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Linfonodi e fumo, al primo impatto, fanno subito temere il rischio di un tumore, specie se l’aumento delle dimensioni dei linfonodi dura da almeno un mese, se è insolitamente consistente, non è accompagnato da dolore e non è causato da un’infezione o infiammazione.

Sia il tabacco (fumato o masticato) sia l’alcol possono essere responsabili di tumori del collo ma anche della testa. Il loro uso prolungato nel tempo sono i principali fattori di rischio del cancro alla gola, bocca, lingua e faringe ma anche di leucemia e tumori che colpiscono i polmoni, la pelle, il seno.

Se, invece, non esiste correlazione tra linfonodi e fumo, ovvero se il soggetto non è fumatore, la causa più frequente di eventuali tumori maligni al collo, bocca e gola è l’infezione da HPV (detto anche papillomavirus umano), virus a trasmissione sessuale parecchio diffuso e comune.

Restano i tumori del collo e della testa quelli con più probabilità di diffondersi ai linfonodi del collo.

La migliore soluzione è ovviamente smettere di fumare, anche se un'opzione davvero sacrificante per i più accaniti. Uno studio condotto allo IEO (Istituto Europeo di Oncologia) ha rilevato che su 65 pazienti attenzionati che avevano avuto un tumore o un infarto ben il 60% ha smesso di fumare grazie alle e-sigarette senza nicotina (su guideagliacquisti.it trovate una guida esaustiva sulle sigarette elettroniche) contro il 30% di chi non l'ha per niente utilizzata ricevendo soltanto consigli e avvisi. Esistono tante altre maniere per smettere come farmaci, metodologie di psicologia o semplici rimedi della nonna, l'importante è comunque smettere.